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Produttori biologici di Terramica Coldiretti: a parlarne è il presidente regionale Mauro Musso di 36 anni

Produttori biologici di Terramica Coldiretti: a parlarne è il presidente regionale Mauro Musso di 36 anni

Targatocn.it  Agricoltura - 22 novembre 2019

L’Associazione, nata nel 1991, ha l’obiettivo di sviluppare il sistema bio tra gli imprenditori agricoli attraverso l’assistenza tecnica e la promozione. In Piemonte gli associati sono 350, di cui oltre il 50% in provincia di Cuneo. Dice Musso: “Applicare questo metodo di produzione non vuol dire seguire una moda, ma costruire un percorso faticoso nel quale credi. Dando al consumatore un’eccellenza buona, sana, naturale e di alta qualità”

Coldiretti ha al proprio interno, tra le varie strutture che la costituiscono, quella dei produttori biologici di Terramica. L’Associazione, nata nel 1991 e riconosciuta dalla Regione, è presente sull’intero territorio piemontese ed ha le sezioni provinciali. Con il passare del tempo è cresciuta, offrendo un importante supporto tecnico e promozionale agli operatori del mondo agricolo intenzionati a “sposare” questo metodo di coltivazione e di allevamento.

Adesso aderiscono all’organismo 350 aziende, di cui oltre il 50% sono in provincia di Cuneo. Rappresentano la maggior parte dei comparti produttivi del Piemonte: ortofrutta fresca; vino; cereali; latte e carne; miele e formaggi; nocciole e castagne. Con tutti i relativi trasformati.

Nel maggio 2018 è stato eletto il nuovo Direttivo regionale: il presidente è Mauro Musso, imprenditore agricolo di Magliano Alpi, 36 anni. Lo aiutano, nel lavoro di coordinamento e di programmazione, i vicepresidenti Sergio Bellora (Montegrosso d’Asti) e Giuseppe Piovano (Trofarello), e i consiglieri Enrico Nada (Treiso), Renato Suria (Sale San Giovanni), Giuliana Ceaglio (Bernezzo) ed Enrico Brero (Savigliano).

Quali sono gli obiettivi di Terramica? “Lo scopo - risponde Musso - è di sviluppare le produzioni ottenute con il sistema bio, attraverso l’utilizzo di metodi di lavorazione solo naturali e senza l’uso di sostanze chimiche di sintesi. Contribuendo così alla salute dei consumatori, al benessere degli animali allevati, ma anche alla tutela dell’ambiente e del paesaggio agrario”.

Inoltre, c’è un’altra mission? “Promuovere la vendita diretta nella convinzione che la filiera corta possa portare grandi benefici ai consumatori, agli agricoltori e all’ambiente rafforzando il rapporto prodotto-territorio. Per questo motivo, l’Associazione si impegna a supportare le imprese biologiche associate con un ricco ventaglio di servizi per favorire una sempre maggiore diffusione della tecnica nel panorama rurale piemontese”.

Cosa significa essere produttori biologici? “Si tratta di avere una mentalità più aperta, di essere pronti a un cambiamento culturale che sia sostenibile a livello economico. Mentre con la chimica sarebbe tutto più facile. Invece, è troppo importante mangiare sano. E poi si fa del bene all’ambiente. La lotta contro i cambiamenti climatici non si effettua solo con le manifestazioni di protesta, ma mettendo a disposizione della comunità il proprio contributo personale. Per quello che si può. E un passo alla volta. Ma sempre. Ogni giorno. Attraverso scelte consapevoli. Fare bio non vuol dire seguire una moda, ma costruire, anche attraverso tanta formazione, un percorso faticoso nel quale credi. Rendendo disponibile al  consumatore un prodotto buono, sano, naturale e di alta qualità. Un risultato davvero di grande importanza”.

Come vengono assicurate la qualità e, soprattutto, la sicurezza alimentare? “Il disciplinare del biologico prevede regole molto rigide. I controlli sono tanti e a sorpresa. Quanti praticano il bio sono ben contenti che vengano effettuati in quanto è una garanzia per il consumatore finale, ma anche per il loro lavoro. Premiano la tanta fatica impiegata a ottenere gli obiettivi richiesti”.

Però, c’è chi dice che è il controllato a pagare l’Ente controllore. Una contraddizione? “E così dal punto di vista economico, ma non dal punto di vista pratico. Un controllo dura almeno un giorno intero e ti chiedono tutte le documentazioni di una produzione: dal numero di particella del terreno utilizzato per quella coltura alla certificazione dell’acquisto del seme o della piantina, dai metodi usati nella coltivazione a come è avvenuta la raccolta e a chi è stato venduto il prodotto. Bisogna fornire la tracciabilità completa. E poi prendono i campioni e li analizzano. I tecnici che vengono ad eseguire gli accertamenti sono molto severi e se trovano delle anomalie le segnalano. Il risultato finale deve essere perfetto sotto ogni punto di vista. Ai controlli dell’Ente certificatore si aggiungono poi quelli di routine dell’Asl. E anche Terramica, come organizzazione, verifica le documentazioni  rilasciate. Per cui, possiamo garantire sotto ogni punto di vista il prodotto messo in vendita”.

Le difficoltà maggiori della produzione biologica? “Tenere a bada le piante infestanti. Ma evitare l’uso dei diserbanti chimici non costituisce un problema, perché rispecchia pienamente la filosofia produttiva del biologico. Lungo le file delle colture si posizionano i teli di nylon per evitare la crescita dell’erba. Quella che spunta vicino alle piante viene tolta a mano. Tra le file la si sradica con le attrezzature meccaniche”.

Il futuro del settore? “Ci auguriamo un incremento degli imprenditori agricoli pronti a credere in questo metodo, mantenendo sempre alta la qualità dei prodotti e con la loro vendita a un prezzo non eccessivo. In modo da dare a tutti i consumatori l’opportunità di comprarli. Perché il bio, garantendo qualità e sicurezza alimentare, deve essere accessibile a tutti. Attraverso Terramica sono sicuro che il percorso prenderà sempre più piede e riusciremo a farne comprendere l’importanza a produttori e consumatori”.

Per informazioni su Terramica è possibile contattare il numero 0171 447240 oppure scrivere alla mail info@terramicabio.it

I DATI DEL BIOLOGICO IN PROVINCIA DI CUNEO E IN ITALIA

Secondo Coldiretti Cuneo, la “Granda” è la provincia piemontese che ha il maggior numero di aziende bio (1054 pari al 42% del totale regionale) con una superficie complessiva utilizzata in totale di 19.837 ettari, corrispondente al 26,62% di quella regionale. Una tendenza, quella cuneese, che contribuisce al successo del bio in Italia. Sempre dai dati Coldiretti, il nostro Paese è ai vertici mondiali per aree coltivate a biologico con 1,95 milioni di ettari nel 2018: cioè il 15,5% della superficie complessivamente coltivata in Italia.

Sergio Peirone